Venerdì Santo
Un metro per misurare e guardare anche la processione del Venerdì santo quando dal Tempio di Sant’Agostino di Fermo si muoverà una lunga colonna per raggiungere la chiesa di san Domenico, in centro.
In mezzo ai fedeli ci sarà la Sacra Spina, quella che la tradizione vuole facente parte della corona del “Giusto” crocefisso.
È una giornata particolare quella odierna. È contemporaneamente il giorno del “Venerdì santo” e il giorno dell’ “Annunciazione”. È il giorno della morte di Cristo ma anche l’annuncio della sua nascita. È oscurità e luce. È anche il giorno: il 25 marzo, secondo la tradizione medievale, in cui “Dio creò il mondo e lo ricreò poi con il fiat di Maria”. Non ce lo ricorda un teologo, ma uno scrittore, un insegnante, uno sceneggiatore: Alessandro D’Avenia.
Ma è anche la notte degli eventi inconsueti. E qui entra in gioco la sacra Spina. Perché, si racconta, nel giorno in cui Venerdì santo e Annunciazione si sommano nella stessa data, la Spina ha un sussulto, un baluginio diverso, un arrossarsi differente dal consueto. Come accadde ad Andria, dove esiste un’altra Sacra Spina.
Nel venerdì santo del 25 marzo 2005, al termine della via Crucis, il vescovo mons. Raffaele Calabro notò “alcune variazioni, come un rubino ed alcune piccole escrescenze filiformi”.
Lo stesso era accaduto quasi un secolo prima. Era il 1842: “Due rametti filiformi spuntati dal becco di flauto della spina”.
A Fermo non s’è mai parlato di alcun evento particolare.
Ufficialmente, non se n’è detto. Ma qualche vecchio emigrato, tornato in città, raccontò di aver visto, lui bambino, la sacra Spina avvolta da uno splendore mai notato in precedenza, uno sfolgorio. Era il 25 marzo del ‘32. La stessa data, lo stesso giorno in cui ad Ascoli Piceno, il parroco della Chiesa di S. Pietro Martire, durante l’ostensione, si accorse che la reliquia aveva mutato sembiante.
Casualità? Forse. Ma aprire la mente è accettare che anche altro possa essere accaduto.